ANNO DELLA FEDE IL CARDINALE PRESENTA LA LETTERA PASTORALE "ALLA SCOPERTA DEL DIO VICINO"

09.09.2012 23:31

.....................1. «Maria virgo, semper laetare, quae tantam gratiam meruisti, caeli et terrae Creatorem de tuo utero generare», “Vergine Maria, rallegrati per sempre, poiché hai meritato la grazia immensa di generare il Creatore del cielo e della terra nel Tuo grembo”. Le parole della Sallenda dell’odierna celebrazione illuminano, con la forza espressiva di cui la liturgia è capace, il mistero che celebriamo. La Chiesa non teme di cantare le lodi del purissimo grembo (utero dice il latino) di Maria, perché nel farlo riconosce la via che la Trinità ha scelto per comunicarsi a noi e salvarci: «Mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito» (Epistola, Rm 8,3-4). È la via dell’Incarnazione del Figlio perché tutti potessimo diventare in Lui, per opera dello Spirito, figli del Padre che è nei cieli.

 

La tradizionale scelta di iniziare l’Anno Pastorale nella Solennità di Maria nascente celebrando l’Eucaristia – poiché essa è «il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia» (cfr. SC 10) - rivela così tutto il suo profondo significato.

Come il Verbo per venire in mezzo a noi si è incarnato nel grembo santo di Maria Vergine, così la Chiesa è il luogo in cui, per pura grazia, il Figlio di Dio vuole continuare a venire incontro agli uomini di ogni tempo e di ogni dove. Come fu per Maria, così è per la Chiesa: tutta la luce che in essa risplende proviene dal Suo Signore, Cristo luce delle genti. Maria e la Chiesa sono «speranza e aurora della salvezza del mondo» ci farà pregare l’Orazione dopo la comunione. La Chiesa non ha altro da offrire agli uomini. Il popolo di Dio, infatti, esiste nella storia «quale sacramento universale della salvezza» (LG 48) e «tutto ciò che di bene può offrire all'umana famiglia, nel tempo del suo pellegrinaggio terreno, scaturisce dal fatto che la Chiesa è “l'universale sacramento della salvezza” che svela e insieme realizza il mistero dell'amore di Dio verso l'uomo» (GS 45). Questa prospettiva storico-salvifica dice, in modo compiuto, cosa sia l’azione pastorale.

 

2. Oggi la nostra Chiesa celebra anche il significativo rito di ammissione dei Candidati al Diaconato e al Presbiterato. È un gesto semplice con cui la Chiesa accoglie la decisione di alcuni dei suoi figli ad essere presi a servizio del popolo di Dio con la Parola e i Sacramenti, attraverso il ministero del diaconato e del presbiterato e conferma il loro cammino di verifica e di formazione (cfr. Rito di ammissione). L’Orazione e la Benedizione al termine del rito domanda per loro perseveranza nella vocazione. È provvidenziale che il Santo Evangelo ci presenti oggi la figura di San Giuseppe, colui che, in modo eminente, fu preso a servizio del Disegno d’amore di Dio sul mondo. In questi nostri fratelli risplende così quello che è proprio di tutti i cristiani: essere gratuitamente chiamati dal Padre per diventare segno e strumento (sacramento) della Sua salvezza per gli uomini lungo la storia.

 

3. L’Anno Pastorale cui diamo inizio è segnato dalla gratitudine per quello che abbiamo visto e udito, condiviso e scoperto (cfr. 1 Gv 1, 1-4) durante i giorni della Visita Pastorale del Santo Padre a Milano in occasione del VII Incontro mondiale delle Famiglie. Veramente il Successore di Pietro ci ha «confermato nella fede» (cfr. Lc 22, 32).

Al concorso festante di popolo di allora si è poi aggiunta la mesta e spontanea partecipazione di decine di migliaia di persone al lutto della nostra Chiesa per la dipartita del caro Cardinal Martini, nostro zelante pastore ben ventidue anni e significativo punto di confronto per tutti i soggetti della nostra società plurale. Attraverso questi avvenimenti Dio ci domanda con forza una più grande responsabilità nel vivere l’Anno della fede come anno di grazia.

La Lettera pastorale “Alla scoperta del Dio vicino” che oggi vi viene consegnata intende orientare la vita ordinaria della Diocesi per il 2012-2013, Anno della fede approfondendo, come ci indica Porta fidei, l’esperienza e la verità della fede, sostenuti dagli insegnamenti del Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica.

 

La fede cristiana è generata e alimentata dall’incontro con Gesù, Verità vivente e personale: è risposta alla persuasiva bellezza del mistero più che esito di una ricerca inquieta, è fiducia nutrita dall’incontro con il Signore più che una scelta causata dalla sfiducia nelle risorse umane e da uno smarrimento che non trova altra via d’uscita.

 

Nell’Anno della fede le nostre comunità dovranno concentrarsi sull’essenziale: il rapporto con Gesù che consente l’accesso alla Comunione trinitaria, rende partecipi della Vita divina e, per questo, ci spalanca ad ogni nostro fratello uomo mentre ci fa consapevoli della presente travagliata fase di storia che stiamo attraversando.

 

Con grande fiducia indirizzo la Lettera pastorale a tutti i battezzati, alle comunità cristiane della Diocesi e a quanti, anche non credenti, vorranno accoglierla. Auspico che possa orientare la vita e le attività di questo anno di grazia. Nel rapporto inscindibile tra persona e comunità mi auguro che questo semplice strumento possa aiutare ognuno di noi a riprendere in modo consapevole l’interrogativo sullo stato della propria fede a partire dalla propria vocazione.

Mi è gradito annunciare a tutti i fedeli della Chiesa ambrosiana che lungo l’Anno della fede, oltre all’anniversario dell’editto di Milano, celebreremo la figura del Cardinal Giovanni Colombo in occasione del 20° della morte, del 110° anniversario della nascita e prossimamente il 50° di nomina arcivescovile. Da tempo una speciale Commissione sta preparando le diverse tappe e le appropriate iniziative.

 

4. Non poteva esserci miglior occasione dell’odierna solennità per dire il nostro grazie corale a S.E. Mons. Carlo Roberto Redaelli, Arcivescovo eletto di Gorizia. Egli assume una responsabilità di notevole rilievo per la Chiesa all’inizio di questo Terzo millennio. L’arcidiocesi di Gorizia, infatti, ha il compito di mettere a frutto la grande tradizione della Chiesa di Aquileia e di spalancare le Chiese italiane al rapporto con le Chiese slovene, croate, austriache, del Sud dell’Ungheria, che da Aquileia sono nate. È, quello attuale, un frangente storico in cui forse cominciamo a comprendere che non vi sarà futuro politico per i nostri popoli se non a partire da una radicale rifondazione dell’Europa.

S.E. Mons. Carlo Redaelli in modo sempre discreto, ma indefesso e rigoroso, ha servito la Chiesa Ambrosiana come presbitero, come studioso, come Vescovo ausiliare e Vicario Generale. Io stesso, in questo mio primo anno di ministero, ho trovato in lui ben più che uno zelante collaboratore. Gliene siamo, gliene sono grato.

Mettiamo la sua persona e il suo nuovo ministero sotto la protezione della nostra Madonnina, «Madre del bell’amore…, della conoscenza e della santa speranza» (Lettura, Sir 24,18), e chiediamo al nuovo arcivescovo metropolita di portarci nel cuore. Noi faremo altrettanto.

 

5. «Auróra solis núntia/ promíssa Virgo náscitur:/ María, salve, pérdito;/ datúra mundo Emmánuel» “Ti salutiamo, dolcissima aurora/ che annunci il sole vero, vaticinata vergine che ai miseri darai l’Emmanuele” (Inno dei Primi Vespri).

All’intercessione della Vergine in questo nostro Duomo a Lei dedicato affidiamo l’accorata domanda che accompagni l’Anno della fede: «Credo; aiuta la mia incredulità» (Mc 9,24). Amen.